Quando non esistevano traghetti grandi adibiti al trasporto dei camion, il materiale edile veniva portato da Baia a Procida con barche pilotate da marinai del Monte di Procida.
Insieme al carico, spesso trovavano posto a bordo anche una pentola di coccio piena di fagioli cotti e conditi, il necessario per preparare la pasta e pane casereccio per accompagnare il pasto. Tra gli accessori indispensabili soprattutto per la sosta nel porto di Procida, c’erano una scafarea* che avrebbe accolto i fasul e past del giorno e i cucchiai di chi avrebbe attinto in modo corale al pasto condiviso.
Le barche venivano affettuosamente chiamate “vuzzaredde” e venivano distinte grazie ai soprannomi dei capitani (o armatori): c’era quindi “a vuzzaredd r Cosce Longhe”, “a vuzzaredd r Spenton”, “a vuzzaredd ru Terribile”, “a vuzzaredd ru Magon” ecc ecc…
I membri dell’equipaggio spesso conoscevano famiglie sul porto della Marina Grande a Procida disposte a completare la cottura della pasta e fagioli. La famiglia addetta a questo incarico, accompagnava con lo sguardo dalla finestra tutti i movimenti dello sbarco del materiale per regolarsi coi tempi di cottura. Mentre si scaricava la barca, il capitano incitava l’equipaggio con espressioni del tipo “Facimm nu cuorp r men, ca ropp n mangiamm nu muorz e c iesc pur u tiemp pe’ na sfugat r suonn”. (“Facciamo un colpo di mano – sbrighiamoci -, così, dopo, mangiamo qualcosa e ci resta anche tempo per schiacciare un pisolino”).
Per chi non conosceva famiglie sul posto, c’erano osterie disposte a completare la cottura della pasta e fagioli.
Quando l’equipaggio stava per finire di scaricare il materiale dalla barca, il mozzo andava a dire alla famiglia o all’osteria previamente designata che si poteva buttare la pasta nei fagioli. Nel frattempo, sulla barca, terminata l’operazione di sbarco del materiale edile, qualcuno provvedeva a pulire il posto dove mangiare, mentre un marinaio tagliava con cura il pane da mettere sul fondo della scafarea.
C’era una coordinazione perfetta: la persona che si era presa l’incarico di cucinare, buttava la pasta nella pentola proprio quando l’equipaggio era quasi pronto per mangiare. Quando finalmente i fasul e past erano pronti, chi aveva cucinato avvisava tempestivamente a bordo con un cenno e il mozzo si precipitava a prendere la preziosa pentola di coccio nell’osteria o nella casa dove si era completata la cottura del pranzo del giorno.
La pentola veniva accolta a bordo con grande entusiasmo. Il comandante autorizzava l’equipaggio a munirsi di cucchiai “Wuagliù, luvet r cucchiare ra rent a carrozz” (Ragazzi, togliete i cucchiai dalla carrozza).
Si versava il contenuto sui pezzi di pane sul fondo della scafarea, si faceva una bella mescolata e ogni membro dell’equipaggio, munito del suo cucchiaio, poteva finalmente attingere alla scafarea il prelibato pasto per degustarlo.
Si doveva però fare attenzione alle gerarchie: il primo cucchiaio ad affondare nella pasta e fagioli fumante doveva essere quello del capitano.
Fasul e past, nun s ric mai basta (Con la pasta e fagioli, non si dice mai basta).
Ingredienti per 4 persone
- 800 g di fagioli di tipo cannellini (bolliti il giorno prima)
- Uno spicchio d’aglio
- Una foglia di sedano (na foglia r’alaccia)
- 2 pomodori pelati o freschi
- 200 g di guanciale tagliato a cubetti
- 6 cucchiai di olio EVO
- Sale e pepe q.b.
- Peperoncino piccante (facoltativo)
- 400 g di pasta mista
- 4 fette di pane casereccio
Procedimento
Rosolare il guanciale in una padellina antiaderente, senza aggiunta di ulteriori materie grasse. Aggiungere anche l’aglio e lasciarlo imbiondire.
Versare l’olio e i pomodori in una casseruola capiente o in una padellona antiaderente e farli cuocere a fuoco lento. Dopo qualche minuto, aggiungere gradualmente i fagioli e la loro acqua di cottura. Aggiungere la foglia di sedano, l’aglio e il guanciale e lasciare insaporire il tutto.
Portare a ebollizione e far bollire per 10 minuti. A questo punto, si può buttare la pasta, mescolando di tanto in tanto. Se il composto appare secco, aggiungere acqua calda (prepararla in un pentolino accanto alla casseruola principale).
Mentre si cuoce la pasta, tagliare il pane e disporlo sul fondo di una scafarea (zuppiera). Quando è pronta la pasta e fagioli (assaggiare), spegnere e versare il tutto nella scafarea.
Mescolare il tutto e lasciar riposare un paio di minuti. La pasta e fagioli è pronta per essere degustata.
*Scafarea (o Scafareja): è un vaso in terracotta che si allarga verso l’alto. Veniva usato e talvolta viene usato tutt’oggi, per contenere gli alimenti o per conservarli. Deriva dal greco Scaphe che si traduce in vaso, tinozza. Anche il latino ha adottato il termine greco. In latino, infatti, il termine “scaphat” indicava i vasi in terracotta. (Fonte per la definizione: Manga.it)