Bordeaux è molto rinomata sia in Francia che all’estero per i suoi vini. Ci sono stata un fine settimana d’estate in visita a un’amica di lunga data e la mia attenzione non è stata attirata solo dal vino, che tra l’altro – de gustibus, non me ne vogliano i francisi – ho trovato migliore altrove (nella regione spagnola della Rioja, ad esempio). Ragion per cui, in questo post eviterò di parlare di vino, anche perché non sono per nulla esperta in materia ed è difficile generalizzare: possono esserci degli ottimi vini della zona di Bordeaux, come dei pessimi della stessa regione. E lo stesso discorso vale per altri posti rinomati per il settore vinicolo.
Vino a parte, cosa si può degustare allora a Bordeaux? Innanzitutto cose di mare… prelibatezze oceaniche. Sì, perché la città dista 55km dall’Oceano Atlantico. Poi il canard, l’anatra. Si può assaggiare ad esempio il rinomato fois gras, tradotto in italiano, “fegato grasso”, nome che rischia di stuzzicare poco l’appetito. Oppure, è possibile degustare il Magret de canard (petto d’anatra) e le patate cucinate nel grasso di cottura.
Durante il mio soggiorno nella ex “belle endormie”, ho snobbato il canard – che tra l’altro mi è stato proposto in un’ottima versione laccata dalle persone che mi hanno ospitata – e mi sono soffermata soprattutto sui frutti di mare. Come non assaggiare le ostriche proposte nei vari baretti del Marché des Capucins? Come non accompagnarle con gamberetti e sconcilli, il tutto rigorosamente e praticamente a chilometro 0?
È da un po’ che ho smesso di mangiare ostriche a Procida, soprattutto da quando una volta, a un matrimonio, scampai a un’intossicazione alimentare di massa causata proprio dal pregiatissimo mollusco. Al ristorante, in un angolo della sala, c’era un tavolo con gli antipasti self-service, su cui troneggiavano almeno 4 invitanti piramidi di ostriche. Come accessorio per l’occasione, sia in chiesa che al ricevimento, io avevo un paio di stampelle blu, a tono con una sobria collana, perché qualche settimana prima mi ero fratturata il perone. Quindi, per evitarmi file e spostamenti sul pavimento del locale talvolta scivoloso, un’amica si era offerta di portarmi un piatto con i vari elementi presenti sul buffet. – Mannaggia – pensai guardando il piatto composto dall’amica gentile – non ci sono le ostriche, che mi piacciono tanto – ma non ne chiesi, anche per risparmiare una nuova fila a chi mi aveva gentilmente servito quel piatto comunque apprezzatissimo. Il giorno dopo, scoprii che quel saggio accontentarmi di un antipasto orfano dell’amatissimo mollusco mi aveva salvata da una gran bella grana: tutti gli invitati che avevano mangiato le ostriche nuziali si erano sentiti male, con interminabili andirivieni nei bagni più vicini e mal di pancia che li faceva piegare in due. Anche se mia nonna – a cui avevo raccontato di come mi ero salvata dall’intossicazione da ostriche grazie alle stampelle – dava colpa al “mal scarpon” probabilmente presente nella torta matrimoniale, io e gli intossicati eravamo sicuri che le ostriche erano le colpevoli dei disagi intestinali degli invitati che le avevano ingerite. Da allora, quindi, mangio ostriche solo se hanno fatto pochissimo tragitto. Per ostriche a breve raggio Bordeaux si presenta dunque come posto ideale.
Con gli amici che mi hanno accolta, ne abbiamo mangiate al tavolo esterno del “bistrot à huîtres” Jean Mi del sopra citato Mercato dei Capucins.
Prima di sederci al Jean abbiamo fatto tappa in un chioschetto portoghese (JFG – Poduits du Portugal), per degustare i famigerati pastéis de bacalhau (crocché di baccalà, di cui non esiterò a postare la ricetta, quando sarà pronta) o i pastéis de nata per dessert. Il chioschetto è provvisto anche di un fornitissimo banco salumi con varie leccornie lusitane. Sfizi come pastéis de bacalhau, rissóis e croquetes de carne, si possono accompagnare con un fresco vinho verde o, se si preferisce, con birra portoghese, Sagres o Super Bock.
Passando al dolce, uscendo dal mercato e spostandosi verso la flèche de Saint Michel, si potrà acquistare una viennoiserie* o un canelé alla Boulangerie Saint Michel (anche loro hanno i pastéis de nata), da accompagnare eventualmente con un ottimo tè alla menta ai tavoli di Au bout du monde, sempre in zona “flèche Saint Michel”.
l canelé sono dolcini tipici di Bordeaux, dalla pasta soffice e profumata al rhum e alla vaniglia, di forma cilindrica, con circa 5 centimetri di altezza e 5 centimetri di diametro. Vengono cotti in uno stampo originariamente di rame e presentano una sottile crosticina caramellizzata.
Per assaggiare il canelé lo storico Café Français di fronte alla cattedrale di Saint-André è un altro valido indirizzo, perché il tipico dolcino viene dato in omaggio col tè o caffè.
Altri indirizzi mangerecci che mi avevano consigliato di provare, sono il Bouchon Bordelais (purtroppo chiuso a ferragosto) e Masaniello, una pizzeria napoletana che ha anche una pizza Procida nel menù! Bisognerà decisamente tornare in questa bella città.
*Viennoiserie: in Francia, si definiscono viennoiseries i dolci da forno, la cui tecnica di preparazione si avvicina a quella del pane. La pâtisserie, incece, produce dolci alle creme.