“Era la mia cena preferita quando andavo a casa di tuo padre le sere d’inverno e non eravamo ancora sposati”, racconta mia madre. “A supp ‘r pisc, comm a facevn a nonn e zia Marì a Succer er sapurit!”* Non riesco a ricordarla, perché quando andavo io dalla nonna e zia Sceriff, loro preparavano pietanze bambino-friendly, senza spine, senza troppe cose verdi da scartare, con sapori che avevamo imparato ad associare a quell’affetto dei rituali dei pranzi e delle cene come solo le nonne e mani anziane e sapienti sanno preparare… per noi piccoli c’erano sempre i cannelloni o le polpette con la carne tagliata o semplici tortiglioni col sugo, na sarz unica, che tutta la discendenza di quel casolare antico ricorda! I bambini avrebbero avuto tempo per imparare poi a togliere le spine e assaporare il bello della vita anche da adulti.
Dove compravano le donne r gopp Succer** i pesci di paranza necessari alla riuscita della zuppa? Negli anni 70’, la delicata commissione era affidata a qualcuno di famiglia automunito, cosa rara a quei tempi e associata in genere a dd’uommn ‘ra cas***, soprattutto a quelli che si imbarcavano e che potevano permettersi un’automobile.
Chi doveva comprare i pisc pa’ supp si recava con un tempismo rigorosamente da rispettare al porto della Marina Grande nel primissimo pomeriggio, appena sbarcavano le paranze reduci dalla pescata del giorno. Solo così si poteva essere certi della freschezza del prodotto.
Abbesc a Marin****, c’era quella che le donne di famiglia a Solchiaro consideravano la paranza di fiducia, gestita dai Meniedd. I pesci venivano venduti nella pescheria ‘ri Meniedd vicino all’attuale bar Grottino, lato biglietteria per i trasporti marittimi, negozio del cuore di mio padre, che oggi non esiste più.
Quando mia madre stava per arrivare a casa della suocera e della zia del suo futuro marito l’odore della zuppa si sentiva già dal cortile. Le donne di casa avevano passato il pomeriggio a pulizzà i pisc*****, mantenendo sangue freddo per ogni zumpt r cecaredd****** ancora vive da dentro alle bacinelle. Se poi tra i superstiti della fauna marina nella bacinella c’era anche u ruong*******, le donne dovevano aggiungere spietatezza alla calma buddista e cercare di accoppare il viscido serpentone marino con priorità. Le mani della nonn e zia Sceriff erano già avvezze ad ammazzare capun, vaddin e vunigghiuozz********.
Se i pomeriggi d’inverno regalavano sole, questa operazione di pulitura veniva svolta all’aperto, con aria circospetta, per cacciare via i gatti che puntavano sguardi interessati ‘ncopp ‘e pisc.
Tra i pesci più utilizzati, soprattutto d’inverno, troviamo u cuocc, a lucern, u scurfaniedd, a secc, a cecaredd, u calamariedd, i pulepetiedd r trigghiozz, u ruong, a tracen (la tracina).
La zuppa di pesce, veniva poi accompagnata con pane abbrustolito in forno.
Mia madre era contenta di queste cene a base di zuppa di pesce, perché sua madre non era solita cucinarla. Mia nonna materna (di Ventotene), su richiesta del marito (procidano), preparava spesso, invece, a past cu ruong (pasta col sugo di grongo, piatto meno apprezzato da mia madre), di cui avrò modo di parlare in un altro post.
Ingredienti per 4 persone
- 1 kg di pescato di paranza del giorno che può essere composto da: gallinella di mare (u cuocc), lucerna, scorfano (u scurfaniedd), seppie (r’ secc), canocchie (r’ cecaredd), calamaretti (i calamariedd), polipetti (i pulepetiedd), triglie (r trigghiozz), grongo (u ruong), gamberetti.
- Abbondante olio EVO, almeno 5 cucchiai
- Una spruzzata di di vino bianco
- Mezzo bicchiere d’acqua
- 3 spicchi d’aglio sbucciati e senza l’anima (il germoglio)
- Prezzemolo fresco a piacere
- 300 g di pomodorini o pezzi di pomodori pelati
- Sale q.b
- Pepe q.b o peperoncino se gradito
- 2 fette di pane casereccio a persona
Procedimento
Pulire tutto il pescato, tagliare il grongo in tranci. Su fuoco lento, in una pentola larga e profonda o in una padella dai bordi belli alti, versare l’olio, l’aglio e le canocchie. Far rosalare ‘r cecaredd per 5-6 minuti.
Aggiungere seppie, polipi, pomodori e subito una spruzzata di vino bianco. Quando si aggiungono i pomodori, va aggiunto anche il sale. Versare nella padella anche mezzo bicchiere d’acqua. Appena i pomodori risultano belli cotti, aggiungere innanzitutto i tranci di grongo. Dopo circa 5 minuti, aggiungere gli altri pesci (alla fine di tutto, i gamberetti) e mettere un coperchio sulla pentola. Lasciar cuocere a fiamma sempre bassa per altri 10 minuti..
Aggiungere una manciata di prezzemolo e un po’ di pepe. Chi sceglie di aggiungere il peperoncino, potrà metterlo nella pentola nel momento in cui vengono aggiunti i pomodori. Per accompagnare la zuppa, abbrustolire 2 fette di pane casereccio, in forno o in camino.
“A supp ‘r pisc, comm a facevn a nonn e zia Marì a Succer er sapurit!”*: “La zuppa di pesce, come la facevano tua nonna e zia Maria a Solchiaro era deliziosa.
R gopp Succer**: di sopra Solchiaro.
Dd’uommn ‘ra cas***: Gli uomini di casa.
Abbesc a Marin****: giù al porto della Marina Grande.
Pulizzà i pisc*****: pulire i pesci.
Zumpt r cecaredd******: i salti delle canocchie.
U ruong*******: il pesce grongo.
Capun, vaddin e vunigghiuozz********: capponi, galline e conigli (vunigghiuozz è un diminutivo di vunigghi, conigli, usato anche per conigli di grandi dimensioni “mo cucenamm nu bellu vunigghiuozz”, adesso cuciniamo un bel coniglio).